Cure
oncologiche sempre più efficaci, affidabili e personalizzate grazie a nuovi
dispositivi smart e compatti in grado di misurare con precisione la dose di
radiazione da utilizzare nell’adroterapia per la cura dei tumori, che distrugge
in modo mirato la massa tumorale preservando i tessuti sani.
È quanto emerge
da uno studio realizzato da un team di ricercatori dell’ENEA - che ne dà
notizia su ENEAinform@ - e del
Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica (CNAO), pubblicato sulla rivista Radiation
Measurements. ENEA ha progettato e realizzato un prototipo di sensore
ottico compatto in grado di ‘leggere’ l’informazione sulla dose immagazzinata,
anche più volte e senza cancellarla, così da poter ripetere e confrontare i
risultati di differenti laboratori con diversi sistemi di misura.
Nello
specifico, lo studio dimostra che i rivelatori di radiazione a stato solido
basati sul fluoruro di litio (LiF), materiale sensibile alle radiazioni
ionizzanti (raggi X, gamma, elettroni, protoni, ioni), possono essere impiegati
efficacemente nella dosimetria clinica per la cura dei tumori. I risultati sono
stati ottenuti sfruttando un fenomeno di emissione di luce, noto come
radiofotoluminescenza, caratteristico dei difetti elettronici, detti centri di
colore, che si formano nel LiF quando viene attraversato da radiazioni
ionizzanti. L’innovazione ottenuta nell’ambito del progetto TECHEA
consiste nella tecnica di misurazione della dose di radiazione ionizzante
tramite una sorgente laser blu che ‘eccita’ la radiofotoluminescenza,
opportunamente raccolta con un fototubo e amplificata con tecniche elettroniche
sviluppate dalla Divisione ENEA di Tecnologie fisiche e sicurezza.
Particolare dei componenti
ottico-meccanici del lettore con il laser blu che eccita la luminescenza dei
centri di colore. Crediti foto: ENEA.
Il LiF è
equivalente al tessuto umano nella sua interazione con le radiazioni e possiede
altre interessanti caratteristiche come maneggiabilità, compattezza e
insensibilità alla luce dell’ambiente, che consentono di semplificare e rendere
più affidabili le procedure di misurazione della dose di radiazione richieste
al fisico medico. Inoltre, questo tipo di rivelatori è riutilizzabile, non
necessita di alimentazione elettrica e può essere usato sia in fantocci che per
il monitoraggio dei pazienti.
Immagine luminescente di un fascio di
protoni, eccitata con luce blu, creata dall’irraggiamento di un cristallo di
LiF. Cediti foto: ENEA.
Lo studio di
caratterizzazione dosimetrica dei rivelatori è stato effettuato in una sala di
trattamento presso la Fondazione CNAO, mediante irraggiamento dei campioni con
fasci clinici di protoni di alta energia prodotti dal sincrotrone CNAO e
sottoposti quotidianamente a severi controlli di qualità da parte del team di
fisica medica della Fondazione medesima.
“La
multidisciplinarietà di questa ricerca in cui fotonica, spettroscopia,
radiazioni ionizzanti e scienza dei materiali si confrontano con le esigenze
della fisica medica per affrontare la sfida della dosimetria clinica in
adroterapia, richiede che i rapidi progressi ottenuti finora vengano
ulteriormente sviluppati, traendo vantaggio dall’utilizzo delle tecnologie più
avanzate, nell’interesse del paziente ed a beneficio della salute”, spiegano
Massimo Piccinini, ricercatore ENEA del Laboratorio Micro e nanostrutture per
la fotonica, e Maria Aurora Vincenti, responsabile dello stesso laboratorio.
“Questo studio
rappresenta un esempio virtuoso di sinergia tra un ente di ricerca prestigioso,
quale l’ENEA, e un centro altrettanto d’eccellenza per il trattamento dei
pazienti oncologici mediante adroterapia (protoni e ioni carbonio), quale il
CNAO, che da oltre dieci anni è impegnato nella ricerca e nell’innovazione
tecnologica, per trattamenti sempre più efficaci e precisi”, dichiara Mario
Ciocca, fisico medico, responsabile dell’Unità di Fisica Medica della
Fondazione CNAO di Pavia.
Foto in primo piano: Prototipo del lettore ottico compatto
per i rivelatori basati su LiF realizzato nell’ambito del progetto TECHEA. Crediti ENEA.
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