Tra dibattiti
su intelligenza artificiale, agromafie, aree interne e caporalato, insieme ad
animazioni equestri, sfilate di moda, degustazioni sensoriali con vini e olio,
nel programma istituzionale dell’evento Expo DiviNazione, organizzato dal
Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste per il
G7 Agricoltura e Pesca in corso questa settimana nell’isola di Ortigia a
Siracusa, non hanno trovato spazio l’agroecologia e le sfide degli obiettivi
delle Strategie europee Farm to Fork, Biodiversità 2030 e gli importanti target
del Quadro Globale per la Biodiversità di Kunming-Montreal.
Per il WWF è
evidente la rinuncia del nostro Paese ad intraprendere con convinzione la
strada per una vera transizione ecologica della nostra agricoltura verso
l’agroecologia. I Ministri dell’agricoltura del G7 sono chiamati a confrontarsi
sui temi dell’agenda internazionale per lo sviluppo sostenibile: i settori
economici dell’agricoltura e della pesca rivestono un ruolo fondamentale, anche
per le loro responsabilità dirette nella perdita della biodiversità e nel
cambiamento climatico. Agricoltura e pesca sono anche i settori economici più
esposti agli effetti di queste due crisi ambientali globali.
A poco meno di
un mese dalla COP16 sulla Biodiversità di Cali, il WWF chiede ai Governi G7 di
impegnarsi per mettere al centro delle politiche agroalimentari la tutela della
biodiversità e degli ecosistemi, l’adattamento e la mitigazione del cambiamento
climatico.
In particolare,
il WWF auspica che il documento finale dell’incontro di Siracusa contenga
impegni concreti per facilitare una transizione equa e inclusiva verso sistemi
agricoli e alimentari resilienti e sostenibili. Non è più possibile rinviare
scelte concrete, a partire da: garantire una transizione ecologica equa e
inclusiva che riconosca il valore del lavoro, in particolare delle piccole e
medie imprese, da sempre penalizzate rispetto alle grandi agroindustrie. Gli
interventi di mitigazione e adattamento non devono avere effetti negativi su
coloro che lavorano nei sistemi alimentari che sono i più vulnerabili agli
impatti climatici: questo impone la partecipazione dei diversi attori sociali
ed economici all'elaborazione e all'attuazione delle politiche sul clima e alla
programmazione degli interventi; gestire le aree destinate all’agricoltura
(compreso il pascolo del bestiame), all’acquacoltura, alla pesca e alla
silvicoltura in modo sostenibile, potenziando le pratiche agroecologiche che
migliorano la ricchezza e l’abbondanza della biodiversità, con il ripristino
delle funzioni dei sistemi naturali degradati; eliminare gradualmente i sussidi
dannosi per l’ambiente che sostengono pratiche agricole e di produzione
alimentare non più sostenibili, come l'agricoltura ad alta intensità di
sostanze chimiche di sintesi (dipendente dai combustibili fossili) e la
produzione intensiva di bestiame; riorientare i finanziamenti del settore
pubblico e privato verso approcci rigenerativi e agroecologici, esenti da
deforestazione, per sostenere la sicurezza alimentare a lungo termine,
aumentare la produzione di cibo sano e sostenibile, contrastare il cambiamento
climatico; liberare la produzione alimentare dai combustibili fossili e passare
a sistemi di energia rinnovabile. L'intensità energetica nei sistemi alimentari
sta crescendo a causa della maggiore meccanizzazione, delle catene di fornitura
globalizzate, della crescente domanda di carne, latticini e alimenti
ultra-processati. Garantire che queste tendenze non portino a ulteriori
emissioni di gas clima-alteranti è fondamentale per una trasformazione
significativa dei sistemi alimentari; promuovere la transizione verso diete
nutrienti e garantire che tutti abbiano accesso e adottino diete culturalmente
appropriate, sostenibili e sane, garantendo la disponibilità e l'accesso al
cibo diversificato a livello locale, anche nelle istituzioni pubbliche come
scuole e ospedali, adottando politiche di approvvigionamento alimentare
sostenibili a livello nazionale e regionale, riconoscendo il vero valore del
cibo; utilizzare le bioenergie solo se prodotte in modo realmente sostenibile,
così da non avere un impatto su clima, suolo, acqua e aria, stabilendo delle
priorità nel loro utilizzo per non sprecare risorse preziose; eliminare la
deforestazione e la trasformazione di habitat naturali da tutte le filiere di
fornitura delle materie prime agricole, ribadendo l’impegno a fermare e
invertire la perdita di foreste e il degrado del suolo entro il 2030.
Tutti questi
temi non hanno trovato spazio nel programma istituzionale dell’evento Expo
DiviNazione, ma è importante che siano discussi con la necessaria attenzione
dai Ministri dell’agricoltura e che vengano inseriti nel documento finale del
G7: l’Unione Europea e l’Italia non possono permettersi il lusso di perdere il
treno della transizione ecologica dell’agricoltura.
Copyright 2024 Aurora International
Journal - Aurora The World Wide Interactive Journal. Vietata la riproduzione
anche parziale dei presenti contenuti.